Il potere maschile all’interno della relazione uomo-donna
Stiamo vivendo un momento di incontenibile ferocia, in cui il più forte sovrasta il più debole, l’adulto non protegge il bambino, il maschio umilia, massacra e violenta la donna: madre, compagna, conoscente, amica. I fatti dimostrano che per una donna farsi uccidere da un uomo non è poi così difficile, basta dirgli di “no”, basta non stirargli una camicia, basta chiedergli di non fumare in casa, basta uscire con le amiche, basta decidere di proteggere i propri figli, basta cominciare ad amarsi un po’ di più, ed è così che “lui” diventa “il mostro”. Lui , il più forte, lui che c’ha costrette a non lavorare per renderci economicamente dipendenti, lui che ha un’amante ma dobbiamo fare finta di niente, lui che ci prende quando vuole senza chiedercelo, lui che è il padre dei nostri figli o, semplicemente, un ex fidanzato geloso, o un amico rifiutato, Lui : “Il Mostro”.
E’ così che le donne guardano il proprio uomo? Avete mai pensato a cosa accade in una casa, in una famiglia,in una coppia quando in tv , al TG, un uomo e una donna ascoltano dell’ennesimo femminicidio? La donna pensa che il suo uomo non potrebbe mai farle questo, neanche se la scoprisse con un altro, e l’uomo ,invece, dice alla compagna : “ce ne sono di pazzi in giro”! Questo accade,però, in una coppia “normale”, dove le molestie e i maltrattamenti non sono una consuetudine. Ma cosa accade, invece, in quelle coppie dove la violenza e i soprusi sono la normalità? Cosa accade ad una donna maltrattata che ascolta di altre donne che, come lei, hanno subito maltrattamenti e che alla fine sono state bruciate, assassinate, violentate, tagliate a pezzi? E cosa pensa un uomo che ascolta di altri uomini che, come lui, violentano, picchiano, umiliano la propria donna ed infine riescono a mettere in atto ciò che lui chi sa quante volte ha immaginato di fare in quei momenti di odio, di rabbia, mentre la insultava, o mentre le dava calci, pugni e cercava di strangolarla, ma che alla fine non ha avuto il coraggio di fare? Quel coraggio che quell’uomo in TV è riuscito a trovare.
Cosa accade nella testa di un uomo quando decide di uccidere una donna? Quanto è grande il suo senso di onnipotenza in quel momento?
Il punto è proprio questo: “ il sentirsi potenti” che equivale a “essere potenti, avere possibilità” ci porta a pensare a dominazione, manipolazione, sopruso.
FRENCH e RAVEN, allievi di Lewin, affrontano il tema in chiave psicologica, la loro teoria considera il potere come un sistema di relazioni in cui gli aspetti oggettivi e quelli soggettivi sono costantemente articolati, il potere assume in sé quelle forme di influenza, di manipolazione, di dipendenza e di controllo oggi molto diffuse.
Nella loro tipologia il “potere coercitivo” è considerato il potere di ricompensa che si esercita attraverso la concessione di benefici (ad esempio rassicurazioni di mantenere ciò che già si possiede) per cui la persona “disempowered” (senza potere, nel nostro caso la donna) è costretta ad accettarlo diventando ancor più dipendente in quanto oppressa dal senso di precarietà. Il potere di riferimento poggia su basi psicologiche, si tratta della identificazione del subordinato con chi lo influenza, costui fa sì che il subordinato faccia propri i suoi valori.
Il sentirsi potenti , quasi sempre rende le persone arroganti, superbe ed orgogliose , sicure di poter dettare le regole nella relazione, facendo sentire l’altro, succube, disarmato, impotente. Da questa condizione di disequilibrio della coppia nasce la mancanza di desiderio, la diffidenza, la pretesa rabbiosa, la manipolazione attraverso la compiacenza o il vittimismo quali espressioni di modalità relazionali che altro non sono che il tentativo estremo di barattare la sicurezza o il progetto per amore o impegno e che corrispondono al tentativo estremo di nascondere dietro questioni apparentemente nobili (la decisione di amarsi per tutta la vita o l’amore per i figli) la vergogna indicibile del proprio limite. Da qui anche il proliferare di relazioni apparentemente instabili e insoddisfacenti.Il mantenimento del potere viene determinato da strategie comunicative e da fini dichiarati che non corrispondono alle intenzioni più profonde, da manipolazioni e strumentalizzazioni che una volta smascherati interrompono la dinamica vittima/carnefice e il maschio sente di perdere quel senso di onnipotenza che fino a quel momento lo faceva sentire forte,come deve essere l’uomo, perchè è così che è stato per secoli ed è così che deve continuare ad essere.
Ma negli ultimi venti anni , anche grazie al femminismo, alle conseguenza delle trasformazioni sociali del capitalismo che alimenta l’idea di un soggetto libero, senza vincoli, stiamo assistendo alla “crisi dell’autorità maschile e paterna”. Infatti, il contributo decisivo a tale crisi è stato dato dal femminismo e dall’azione, della libertà femminile che ha operato soprattutto sugli uomini un grande disorientamento, mettendo in evidenza i loro limiti e costringendoli a ri-inventarsi. Con i cambiamenti culturali viene messa in crisi l’identità maschile più dell’identità femminile. E quando viene messa in crisi torna fuori il maschile più animale, cioè il maschio competitivo.Però questa competitività del maschio non aiuta a trovare un’autorevolezza all’interno della società è solo un istinto che conserva e basta, e che mette in atto all’interno del contesto familiare o di coppia. Cosa resta a costoro senza quella sensazione di onnipotenza che si prova quando sottomettono e umiliano la “loro” donna? La donna, appunto, è considerata un oggetto di loro proprietà, e come tale senza diritti ma solo tanti doveri. La donna è stata da sempre considerata una proprietà e, purtroppo, in molte regioni del sud, e non solo, quest’idea è ancora tramandata da madri che insegnano alle proprie figlie il silenzio, insegnano a tollerare umiliazioni, violenze e solo perchè loro lo hanno fatto , hanno vissuto 50 anni con un uomo che non le rispettava, ma sono riuscite a sopravvivere, ed è così che devono fare le loro figlie. Questi esempi di donne sottomesse non aiutano le nuove generazioni di donne a cambiare il loro e l’altrui atteggiamento sociale e culturale , al contrario, non permette a queste ultime di avere stima di loro stesse continuando a pensare di non valere niente e, per questo, non sentono di poter meritare un uomo che le ama o che le rispetta. Di conseguenza, la scelta andrà inevitabilmente a cadere su un uomo che la tratterà esattamente come lei stessa si vede, cioè: “non degna di amore e di rispetto “.
Possiamo scegliere l’uomo di nostro gradimento solo se non ci recepiamo inferiori, nonostante quella cultura che ci assicura lo scettro dell’inferiorità. E’ un compito arduo quello di non sentirsi inferiori, quello di acquisire una propria individualità matura. Ma non è un compito impossibile. E’ una scelta enorme, la quale, pur costando fatica, è in grado di prospettarci nuovi futuri. Il futuro delle donne, di tutte le donne, deve consistere nella libertà.
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Adriana Cavarero: il potere tra i sessi 1
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