La separazione: cambiamento radicale della relazione
La separazione psicologica dei coniugi può essere considerata come un periodo di crisi profonda della relazione, che può variare nel tempo o può diventare definitiva. La separazione , come il divorzio, non è quindi un evento, ma è un fatto che cambia la relazione e le interazioni familiari a tutti i livelli. La separazione non va confusa con quella legale. Quando i due coniugi arrivano davanti all’avvocato, sono già reduci da un lungo e tormentato periodo di lotte, riconciliazioni, compromessi, che purtroppo, però, non sono serviti alla risoluzione della crisi. La separazione legale, quindi, non è altro che il momento terminale di una relazione di coppia.
La crisi della coppia non arriva all’improvviso, ma rappresenta l’esplosione di una situazione di disagio e di conflitti che spesso viene mascherata per anni da entrambi i partners o da uno dei due, per paura di non riuscire ad affrontare le conseguenze e le ripercussioni psicologiche e sociali che essa comporta. A volte, la crisi può essere scatenata da un evento esterno alla dinamica della coppia, come un’infedeltà coniugale, oppure da una banalità che diventa un pretesto per colpevolizzare l’altro di tutto quello che per anni non si è riuscito a dirgli. Qualunque sia la causa scatenante della crisi, essa provoca una rottura degli equilibri, un crollo della capacità di accettazione e di tolleranza per l’altro,con cui fino a quel momento abbiamo condiviso la nostra vita. Quando il conflitto tra i coniugi è paritario, cioè entrambi nutrono verso l’altro risentimenti e tensioni accumulate, questo innesta un conflitto distruttivo, una lotta senza esclusione di colpi che non mira alla risoluzione dei problemi, ma innesca un circolo vizioso in cui si cerca di ottenere una vittoria totale, che è impossibile, data la parità di forze in campo.
Di solito si pensa alla separazione legale dopo la prima crisi, ma le preoccupazioni per i figli, quando ci sono, ritarda la decisione definitiva.Si palesano sentimenti di colpa per non essere stati buoni genitori, e si teme che la separazione provochi nei figli gravi conseguenze sul loro sviluppo psicologico. C’è il timore di doverli abbandonare all’altro coniuge, e questo significherà metterli in mani nemiche. Si dimentica, in questo modo, che proprio la situazione di disagio , tipica di una crisi coniugale,costituisce la fonte di maggior stress, quella che produce effetti più deleteri sulla personalità e sull’adattamento sociale dei bambini che vivono in un clima familiare di continua tensione.
La separazione potrà assumere anche un significato decisamente positivo per i coniugi se essi riusciranno a viverla come la soluzione di un problema, piuttosto che l’atto finale di una situazione tragica. Essi dovranno impegnarsi a realizzare quello che viene comunemente inteso come “divorzio costruttivo” o “divorzio psichico”.
Il periodo immediatamente successivo alla separazione , viene vissuto con una specie di rabbia mista a tanti altri sentimenti confusi nei riguardi della figura di attaccamento rappresentata dall’ex coniuge. E’ istintivo e normale ritenere l’altro responsabile delle nostre sofferenze, ma nello stesso tempo, si percepisce anche un senso di vuoto incolmabile che deriva dalla consapevolezza di non saper più vivere da soli. Il problema è quello di risolvere definitivamente l’attaccamento emotivo per il partner(spesso solo uno dei due è sufficientemente maturo per il distacco). Le sedute presso lo studio dell’avvocato,le udienze in tribunale, anche se estremamente conflittuali, diventano occasioni di incontro con l’alto coniuge, temute, ma desiderate allo stesso tempo.
Soltanto con una completa accettazione della realtà della perdita del coniuge (vera rielaborazione del lutto) essi potranno costruirsi un’ esistenza nuova e magari stabilire una nuova relazione, migliore della precedente.