Casi come quello di Luca hanno spinto alcuni operatori a proporre l’inserimento di una nuova diagnosi di rischio psicosi per la prossima quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), la “bibbia” delle diagnosi di salute mentale. Per ricevere questa diagnosi, il paziente dovrebbe avere deliri o allucinazioni una volta alla settimana (in contrasto con la maggior parte del tempo per almeno un mese per psicosi clinica). Inoltre, dovrebbe essere notevolmente afflitto da quei sintomi. L’idea di inserire una tale diagnosi nel DSM è molto controversa, ma i sostenitori sostengono che i pazienti come Luca hanno bisogno di aiuto immediato, sono ad alto rischio di sviluppare in pieno una psicosi, la diagnosi precoce potrebbe essere in grado di avere risultati migliori di guarigione.
Attualmente i pazienti con diagnosi di psicosi conclamata trovano sollievo, grazie ai cosiddetti farmaci antipsicotici atipici come il risperidone e olanzapina, che aiutano a ridurre allucinazioni e deliri. I pazienti possono anche beneficiare di alcune forme di psicoterapia. E i dati suggeriscono che se tali pazienti ricevono aiuto da entrambi i metodi, i risultati saranno migliori.
Un recente articolo pubblicato sul British Journal of Clinical Psychology ci rassicura sul fatto che noi tutti nella vita abbiamo avuto o avremo, con discreta probabilità, sintomi psicotici di lieve o media entità. Sintomi simil-psicotici quali le voci, sensazioni extra-corporee, visioni religiose o allucinazioni d’altro tipo, non sembrano essere così rari tra la popolazione generale.
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