Terza età – Dott.ssa Fanny Migliaccio psicologa, Roma
La creatività non ha età
Il cervello che invecchia non perde le sue capacità, ma cambia solo il modo di funzionare e questo a volte può aprire la strada a soluzioni innovative.
Con l’avanzare dell’età la quantità di informazioni accumulate diventa sempre maggiore e un cervello che invecchia deve imparare a gestire parecchi dati come non gli capitava da giovane. A questo si aggiunge che un cervello più anziano ha maggiori difficoltà a concentrarsi su dati singoli come un nome o un numero di telefono. Ne deriva che per mantenere un sufficiente grado di efficienza il cervello si adatta alle nuovi condizioni rivolgendosi alla visione di insieme e dedicandosi prevalentemente a confrontare le informazioni nuove con l’enorme mole di dati già a disposizione, frutto delle conoscenze precedenti. Da cui deriverebbe la famosa saggezza dei vecchi.
Traducendo il ragionamento neurofisiologico, significa che magari i giovani nelle nuove situazioni sono più svelti nel cogliere al volo ogni nuova informazione e nel ricordare tutto quello che hanno percepito attraverso i sensi, ma gli anziani utilizzano meglio le informazioni nuove. Se devono risolvere un problema usano le informazioni che servono tutte insieme e alla soluzione ci arrivano prima dei ragazzi.
Ciò significa che le varie dimenticanze e sbadataggini dell’anziano sono dovute a disfunzioni dell’ippocampo e della corteccia pre-frontale, entro certi limiti ancora fisiologiche nell’invecchiamento, ma che non solo non compromettono altre capacità cerebrali, ma addirittura consentirebbero agli anziani di essere più creativi dei giovani.
Gli studi psicologici del concetto di creatività sono piuttosto recenti e forniscono un’immagine a più dimensioni.
Coltivare una passione creativa, come ad esempio quella di cantare o suonare, può farci invecchiare meglio. La creatività, secondo alcuni scienziati, può svolgere un ruolo importante per un invecchiamento sano. Per contro, una malattia può far venire alla luce gli straordinari meccanismi con cui il cervello percepisce l’arte.
Secondo Bruce Miller, neurologo ed esperto di comportamento presso l’University of California, San Francisco, benché il nostro cervello invecchi, non diminuisce la nostra capacità di creare.
In precedenza si riteneva che il declino mentale fosse inevitabile con l’invecchiamento. Gli scienziati ora sanno che ciò non è vero, ed il cervello continuamente è in grado di ripristinare i collegamenti e adattarli anche in età avanzata.
Anche la demenza non è in grado di sopprimere tutte le funzioni legate alla creatività, anzi in alcune forme libera capacità artistiche sbalorditive in persone che prima non avevano mai avuto nulla a che fare con l’arte. Ciò ha fornito importanti indizi sulle zone del cervello dove hanno sede le abilità creative..
Negli ultimi decenni, le ricerche di psicologia cognitiva, hanno invece mostrato come il pensiero creativo non sia una caratteristica esclusiva degli artisti, ma abiti anche presso persone comuni, in uomini e donne di livello culturale anche modesto. Inoltre, da qualche anno, la ricerca psicogerontologica ha superato questa visione riduttiva dell’anziano e ha operato una revisione delle concezioni sull’invecchiamento psichico. In particolare, è stato scoperto che le funzioni psichiche, in assenza di patologie invalidanti, come ad esempio le demenze, continuano a svolgere la loro funzione fino ad età molto avanzate.
La possibilità di essere creativi in età senile, non riguarda però solo i grandi nomi dell’arte, ma è aperta a ciascuno di noi perché si può ritrovare nelle persone più semplici.
Per molti anni si è pensato che la creatività fosse una prerogativa dell’infanzia, una modalità di pensiero relativa ai primi anni di vita, destinata a venir soppiantata, una volta divenuti adulti, dalla razionalità, a parte in casi eccezionali in cui è presente una vera e propria “vena artistica”.
Numerose ricerche hanno dimostrato come nell’anziano siano presenti alcuni indicatori che rendono possibile il pensiero creativo: in particolare Williams fa riferimento alla fluidità, alla flessibilità, all’originalità e all’elaborazione. L’anziano ha infatti ancora la possibilità di produrre idee nuove e originali, di passare da una categoria di idee ad un’altra, di elaborare le informazioni con ricchezza di particolari e dettagli. Secondo Engelman (2000), la creatività è una naturale, innata e gioiosa parte dell’invecchiamento.
Le nuove scoperte, dunque, restituiscono all’anziano il potere creativo, ma non solo, sottolineano anche come l’età senile sia il momento migliore per riappropriarsi o creare tout court spazi da dedicare alla creatività che durante l’età adulta sono stati occupati dal lavoro e dall’accudimento dei figli e dei propri genitori anziani.
Secondo Limentani infatti, nell’adulto la creatività si presenta “congelata” e permane soltanto negli artisti e in chi riesce a conservare in sé il bambino della sua infanzia mentre trova nell’età senile lo spazio per emergere. Infatti, è stato appurato che, durante la senescenza, la presenza di attività creative garantisce un buon adattamento e una vecchiaia serena. Quando, in concomitanza con la pensione, si cambiano i ritmi di vita e si riorganizzano le proprie giornate, avere un passatempo creativo permette di superare la crisi iniziale e di adattarsi bene ai nuovi ritmi di vita (Cesa-Bianchi, 1987, in Cesa-Bianchi e Antonietti, 2003).
La dimensione creativa, inoltre, permette di mantenersi attivi cognitivamente in quanto stimola la curiosità e la capacità di ragionare in termini complessi. Inoltre, influenza la visione che ciascun anziano ha di sé e del periodo di vita che sta attraversando (Smith e Van der Meer, 1990). Fischer e Spect (1999, in Cesa-Bianchi e Antonietti, 2003) hanno rilevato, a questo proposito, che l’attività creativa nell’età senile contribuisce a un atteggiamento positivo verso sé stessi, in quanto ci si sente affermati e soddisfatti di sé. La creatività, infatti, permette di dare senso alla propria vita (Lorenzen-Huber, 1991, in Cesa-Bianchi e Antonietti, 2003 ) e avere delle soddisfazioni. Sembra quindi che la creatività permetta di mantenere una buona qualità di vita, sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista cognitivo.
Nell’ anziano il pensiero creativo può esprimersi in diverse aree:
Area della scrittura: poesie, racconti, novelle, diari, articoli, ecc.
Area della pittura: opere con acquerelli, pastelli ad olio, carboncino, ecc.
Area della scultura: con cartapesta, plastica, legno, pietra, ecc.
Area della musica: suonare uno strumento, comporre brani, cantare, ecc.
Area dell’artigianato: cucito, tessitura, ricamo, coltivazione dell’orto, ecc
Area della comunicazione: allestire semplici spettacoli, partecipare a mostre, viaggi, avvenimenti culturali, ecc.
In conclusione, si può affermare che la creatività è una possibilità presente in tutte le persone che invecchiano e non soltanto nei grandi artisti, che, lungi dal declinare con l’età, può raggiungere, proprio nel periodo della vecchiaia ottimi livelli.
La creatività è, inoltre, il mezzo che meglio consente all’anziano di esprimersi e conservare un buon funzionamento cognitivo e sociale. L’espressione creativa è, in fatti, una forma di intelligenza, perché, facendo riferimento all’etimologia della parola, permette di capire il mondo e di rappresentare ciò che si è capito.
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