Il cibo che fa bene alla mente
Articolo tratto dal Corriere della sera
Il té può prevenire disturbi mentali Nutrigenomica e cibi protettivi. Sempre più nutrienti danno conferma della loro azione sulle cellule, sul dna delle cellule. Ora è la volta dei disturbi psichici, delle malattie mentali. Antiossidanti e depressione: il cibo della felicità. E in alcuni casi, come per i disturbi bipolari, anche con azione curativa. In inglese “food” fa rima con “mood”, cioè “umore”, e in effetti sono ormai svariati anni che nutrizionisti e psichiatri sostengono un potenziale ruolo della dieta e dei composti contenuti negli alimenti sul benessere della nostra psiche. Nell’ambito dell’ultimo congresso della Società europea di neuro farmacologia a Parigi è stato posto proprio l’accento sull’influenza del menù sulla sfera psichica.
BENESSERE MENTALE – L’apporto di sostanze antiossidanti e il loro ruolo sul benessere mentale. Addirittura in alcuni casi con qualità curative. E’ già noto che il cibo non è solo necessario per mantenerci in vita, per saziarci, per darci energia, per gratificare il palato, ma giocherebbe un ruolo fondamentale anche nel determinare il nostro stato d’animo e le nostre emozioni. Durante il Congresso, Michael Maes ha presentato numerosi dati sperimentali e clinici riguardo l’effetto di antiossidanti nutrizionali sui disturbi del comportamento. Proprio Maes è stato uno dei primi scienziati a dimostrare uno stretto nesso causale tra stress ossidativo a livello cerebrale e depressione. Negli ultimi mesi sono stati, inoltre, pubblicati studi scientifici che dimostrano la capacità di vitamine antiossidanti, quali la vitamina C e la vitamina E, di ridurre i sintomi depressivi. Molti polifenoli vegetali, come ad esempio la curcumina e le catechine del tè, hanno dimostrato anch’essi la capacità di ridurre disturbi del comportamento, e tale azione è stata direttamente associata alle proprietà antiossidanti e antiinfiammatorie di questi composti.
LA DIETA MEDITERRANEA PREVIENE I DISTURBI DEPRESSIVI – «Un paio di anni fa – commenta Giovanni Scapagnini, biochimico clinico dell’università del Molise – lo studio spagnolo Sun, condotto dall’università di Navarra, ha dimostrato come l’aderenza alla dieta mediterranea e la corretta assunzione di sostanze nutrizionali ad azione antiossidante svolga un ruolo benefico nei confronti dell’insorgenza di disturbi depressivi nella popolazione sana». C’è poi un importante lavoro sviluppato nell’ambito dello studio InChianti, condotto in Toscana su una popolazione di circa 1000 anziani, che ha evidenziato come la scarsa assunzione alimentare di carotenoidi e un basso livello ematico di queste sostanze, sia fortemente associato ad un maggior rischio di sviluppare depressione. «Fino ad ora – continua Scapagnini, che collabora all’Osservatorio Aiipa (Associazione italiana industrie prodotti alimentari – Area integratori alimentari) – gli studi scientifici alla base di questa teoria si sono concentrati sulla capacità di alcuni alimenti di modulare il rilascio e la sintesi dei neurotrasmettitori responsabili del tono dell’umore, quali serotonina, dopamina e noradrenalina. A Parigi, quindi, nutrigenomica e alimenti sono stati al centro dell’attenzione. Richiamando elementi già allo studio per altre patologie, come i tumori o le malattie cardiovascolari, come riportato nel libro “Verso la scelta vegetariana” (Giunti editore) che anticipa anche studi sulla prevenzione a tavola di malattie neurodegenerative, quali Alzheimer e Parkinson. Insomma anche l’infiammazione cellulare può essere prevenuta e combattuta a tavola. Con frutta e verdura, chiave del menù Mediterraneo, sempre più al centro delle evidenze scientifiche.
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