Il bambino e il disegno
Gli schizzi dei bimbi ci dicono molto dei loro piccoli autori. Fin dai primi scarabocchi si possono intuire emozioni, sentimenti, gioie e inquietudini.
La rappresentazione grafica può essere riassunta come una fotografia del mondo interno ed esterno del bambino e dipende essenzialmente dalla capacità di relazione con sé e con gli altri. Il disegno infantile, infatti, diviene un “ponte” tra ciò che il bambino vuole esprimere e ciò che gli altri vogliono ricevere. Il disegno, però, per poter divenire efficace strumento informativo deve essere libero, spontaneo, privo di qualsiasi forma di costrizione.
L’elaborazione del sistema grafico è parallelo all’evoluzione psicologica e motoria nel bambino. Il disegno esprime anche stati d’animo passeggeri o profondi (un bambino arrabbiato scarabocchia con foga…). Schematicamente ed a titolo indicativo, si può dividere l’evoluzione del sistema grafico del bambino nelle seguenti tappe:
12-18 mesi: scarabocchi a forma di zigzag e cerchi, senza che ci sia una vera intenzione di rappresentare qualcosa.
Verso i 2 anni: linee verticali.
Verso i 2 anni e mezzo: linee orizzontali e spirali.
Verso i 3 anni: cerchi chiusi.
Verso i 3 anni e mezzo: uomo molto “stilizzato”, croci.
Verso i 4 anni: quadrati. Il bambino, inoltre, cerca di riprodurre quello che conosce. Il corpo è disegnato nel suo insieme.
Verso i 5 anni: uomo intero con dettagli, per esempio l’abbigliamento, e forme geometriche.
Verso i 6 anni: personaggi in azione o in situazioni precise.
A partire dai 7 o 8 anni: i disegni diventano sempre più realisti.
Il disegno, come la parola ed il gioco, sono modi di esprimersi per il bambino.
È importante che quest’ultimo abbia uno spazio di libertà per manifestare il suo mondo interiore, ma anche per esprimere a suo modo la realtà. Sono rari i bambini che non disegnano: la loro inibizione è spesso la conseguenza di un trauma, come spiega la psicologa D. Winnicot: “Essere creativi, significa avere la sensazione che la vita vale la pena di essere vissuta”.
Il bambino che disegna, può essere considerato a tutti gli effetti un artista? Ecco qualche indizio per rispondere a questa domanda:
Il bambino non ha ancora la nozione dell’estetica; spesso è lo sguardo altrui a condizionare il suo giudizio personale.
-Il bambino non è un adulto in scala ridotta ed è attraverso la sua psiche, le sue proprie facoltà che deve essere analizzato un disegno, non attraverso il codice degli adulti.
-Quando disegna, il bambino non ha l’ambizione di “fare qualcosa di carino”, ma si esprime attraverso le forme ed i colori. Dipinge in modo istintivo per il suo piacere o per comunicare
L’evoluzione del disegno è strettamente connessa a quella del linguaggio e della scrittura per le facoltà che richiede: tenere in mano una penna, controllare i propri gesti.
-La scrittura, che è parte integrante del mondo dell’adulto, affascina il bambino che fino ai 3-4 anni cerca di imitarla.
-Il bambino, introduce nei suoi disegni qualche lettera dell’alfabeto
-Più tardi, in età scolare, si assiste spesso alla diminuzione della produzione grafica.
La scrittura giudicata più seria del disegno prende il sopravvento su questo.
Raccontare i propri disegni.
La psicologa Françoise Dolto consigliava di non dire sistematicamente al bambino ” Che bello!”. Quello che interessa ad un bambino, spiega, è parlare del proprio disegno. Se non lo fa, non si deve comunque tempestarlo di domande sul significato della sua opera.
Il disegno non va analizzato separatamente ma si integra, per lo specialista, in un’ottica globale in cui viene considerato anche l’ambiente familiare del bambino e la storia di questo, ci spiega il Docteur Greig, pedopsichiatra.
La terza età e l’amore
La terza età può essere un momento di scoperta, di gioia e di vero amore.
L’amore, come la speranza, è l’ultima a morire. Non conosce limiti di età. In effetti, migliora con l’età per la maggior parte di coloro che hanno vissuto e amato abbastanza a lungo. Spesso abbiamo paura di invecchiare, e immaginiamo la terza età come un momento di debolezza fisica, di solitudine , di emarginazione, invece che di scoperta, di gioia e di vero amore.
Con la terza età non viene meno la vitalità dell´anima,anche se il corpo necessita di maggiori attenzioni e cure. Anzi,proprio la sfera pensante, le relazioni, l´interesse verso gli altri,il coinvolgimento affettivo costituiscono altrettanti efficaci strumenti per vivere più a lungo e in buona salute. L’amore è una complessa combinazione di emozioni che coinvolge : l’attrazione, l’affinità di pensiero , di interesse, negli anziani, l’amore si basa principalmente sulla spiritualità , in questa fase diventa meno passionale, ma si arricchisce come rapporto.
Si ama più a lungo, perchè si vive più a lungo, e, vivendo di più, il problema dell’amore è presente più a lungo, anche perché i sessantenni di oggi (uomini e donne) sono in gran parte molto diversi, più attivi, di quelli di ieri. L’idea che la sessualità sia connessa obbligatoriamente alla capacità di procreare porta spesso a considerare, erroneamente, l’anziano come asessuato. Si tende a voler attribuire ai giovani i piaceri della carne e le gioie della procreazione, ai vecchi le virtù della saggezza asessuata e priva di bisogni. Quindi, in realtà, gli anziani che fanno sesso non lo fanno come o quanto vorrebbero, a causa della pressione sociale che li costringe ad adottare un ruolo prescritto. L’eventuale declino nella sessualità delle persone anziane assume, quindi, una certa consistenza solo dopo i 75 anni. Inoltre, tra i fattori che determinano una diminuzione o una sospensione dell’attività sessuale, non si possono trascurare meccanismi psicologici come il senso di colpa e di vergogna per avere ancora esigenze e pulsioni del genere e, forse ancora di più, il pregiudizio radicato che gli anziani siano incapaci di vita sessuale. Condizionamenti culturali e sociali che gravano sulle persone e ne influenzano la condotta.
Gli ultrasessantenni guardano alla terza età come a una stagione attiva e ricca di esperienze, comprese quelle emotive. A 75 anni solo un uomo su quattro perde interesse per la sessualità. Studi condotti da Masters e Johnson (1967), indicano che le persone, fisicamente sane, restano sessualmente attive fino in tarda età, ossia fino ed oltre gli 80 anni. Ad 80 e 90 anni esiste, quindi, sia nell’uomo che nella donna, una certa capacità di rapporti sessuali, come d’altra parte permangono desideri e sogni erotici. Naturalmente su questo aspetto incidono alcuni fattori fondamentali, tra cui la differenza di genere, l’educazione ricevuta, le esperienze di corporeità e sessualità vissute da bambini e da giovani, il rapporto precedente della coppia e così via. Fortunatamente la storia personale di ogni soggetto agisce come fattore condizionante anche in senso opposto a quello che ci si aspetterebbe, perché l’Io della persona anziana a volte riafferma a sorpresa le proprie vere e profonde esigenze, magari soffocate lungo tutta la vita precedente. Specialmente la donna può improvvisamente sentirsi libera dai vecchi stereotipi e condizionamenti, e, grazie alla sua propensione a lasciarsi guidare dai sentimenti, può ritrovare un’attività sessuale piena e soddisfacente (Goleman, 1996).
Dunque, contrariamente a certe idee preconcette, la sessualità non scompare con l’età, ma segue piuttosto un principio di continuità, in base al quale la vita sessuale in età avanzata dipende da quella che si è vissuta nel corso dell’intera esistenza. Klentze (2005) nel suo libro Restare giovani sostiene che l’aumento del benessere psicofisico deriva dall’attività sessuale, che egli identifica come uno dei fattori che ringiovaniscono dal punto di vista emotivo, fisico e psichico. Il sesso è per Klentze l’elisir di lunga vita. Naturalmente, come per ogni età della vita, la pulsione sessuale dell’anziano è correlata allo stato di salute e alla validità fisica, aspetti interdipendenti con il benessere psicologico personale.
Gli studi sull’invecchiamento sessuale, sottolineano i timori, gli stereotipi e la mancanza di conoscenze adeguate, anche di ordine fisiologico. Come sottolinea Giorgio Abraham, psicosessuologo dell’università di Ginevra, la senescenza si è fatta coincidere, per la donna, con la menopausa, presupponendo in questo modo un’involuzione della sessualità. Inoltre, nell’uomo non sono rare l’impotenza secondaria e l’incapacità eiaculatoria, mentre nelle donne si riferiscono disfunzioni orgasmiche, dolori durante il rapporto sessuale, vaginismo, tutti disturbi che possono essere legati ad una reazione emotiva inadeguata, ansiosa e spesso fobica, alle modificazioni fisiologiche descritte più frequenti nell’uomo che nella donna. La paura di “aver perduto la virilità o di non essere più donna” è uno stato d’animo frequente e spesso, almeno apparentemente, reattivo alla diminuita efficienza sessuale. Le persone, d’altra parte, finiscono con l’accettare di buon grado una visione riduttiva della propria sessualità, spesso colpevolizzandosi per i loro desideri erotici, e con una condiscendenza eccessiva sono disposte a passare per impotenti. Fuori da stereotipi passati e presenti, si può concludere che la dimensione sentimentale, al pari di altre componenti positive della vita attiva, contribuisce ad umanizzare e socializzare la condizione degli anziani contribuendo ad evitare solitudine ed emarginazione.
.. È nell´esperienza comune che una equilibrata e soddisfacente vita di coppia offra quella serenità e sicurezza indispensabile per chi si sente più fragile.
Stili di attaccamento in età adulta
Attaccamento e stili di amore
Il primo scambio relazionale e la conseguente sicurezza (o insicurezza) interiore che il bambino sviluppa sono connessi alla futura capacità di autorealizzazione.
La capacità di affrontare gli eventi in momenti critici o di cambiamento, dipenderà proprio dal senso di sé che si è potuto sviluppare nella prima fase della vita.
Il senso di sé e l’autostima si formano e si costruiscono in funzione alla relazione primaria. Inoltre il legame che il bambino sperimenta in questa relazione con il genitore, modellerà i successivi legami, poiché l’individuo, nel momento del contatto con l’altro, porta con sé tutto il bagaglio delle esperienze precedenti.
L’immagine di sé che sviluppa un individuo che ha avuto un attaccamento sicuro è di essere una persona amabile, degna di essere amata, con buona autostima, che ha fiducia negli altri (ma non in modo indiscriminato). Sarà un individuo amabile con le persone amichevoli, difeso con chi percepisce come ostile, si prenderà cura di sé e delle persone che ama, non si affiderà alle persone che non conosce, sarà selettivo nei comportamenti empatici e nel rivelare se stesso, saprà appoggiarsi agli altri.
Attaccamento sicuro – L’amore sicuro
Da adulto, sarà semplice, per il soggetto sicuro, riconoscere con precisione le persone a cui legarsi sentimentalmente. Egli, infatti, inconsapevolmente, si lascerà coinvolgere in relazioni che confermino i suoi modelli interni “sicuri”. Di conseguenza, si orienterà verso persone per lo più sicure, che dimostrino palesemente i propri sentimenti, e con cui poter condividere in maniera comunicativa i momenti tristi e quelli felici della propria esistenza, in modo da confermare la propria percezione di persona degna di essere amata e curata. Inoltre, avendo avuto esperienza di un rapporto di totale fiducia con la propria madre, tenderà a dar vita a legami sentimentali poco ossessivi, basati, cioè, sulla fiducia reciproca, utilizzando il proprio partner come base sicura da cui dipendere, ma allo stesso modo, da cui partire autonomamente, per le continue esplorazioni dell’ambiente circostante. Infine, il soggetto “sicuro”, impegnato, nella maggior parte dei casi, con partners altrettanto “sicuri”, presenterà un alto livello di consapevolezza circa la sua relazione e i possibili momenti di alti e bassi a cui andrà incontro, cercando di volta in volta, le strategie adatte al superamento di quelli difficili. Sono, dunque, per lo più correlate a soggetti sicuri, storie stabili e durature
Attaccamento ansioso ambivalente – L’amore ossessivo
In campo amoroso,tale soggetto sarà più volte trascinato dal vortice della passione, pensando di aver trovato la persona giusta. In realtà, andrà incontro ad idealizzazioni eccessive di persone che presentano, al contrario, proprio quei tratti caratteriali che egli stesso odia. Solo successivamente, si renderà conto di aver commesso uno sbaglio nella scelta, e a quel punto, soffrirà irrimediabilmente. Abbiamo, inoltre, sostenuto che il bambino che sperimenta una relazione con una madre imprevedibile, sviluppa dei modelli del sé, come di una persona da amare in maniera discontinua, ad intermittenza. Da quanto scritto, ne consegue che, all’interno di una relazione amorosa adulta, quando a prevalere saranno i modelli positivi del sé, come persona degna di amore, allora penserà di essere amato profondamente e rispettato dal partner, ma quando prenderanno il sopravvento i modelli negativi del sé, come persona vulnerabile e non degna di amore, allora sarà facilmente trascinato nel tunnel della gelosia più estrema, dando vita ad una relazione oss
essiva, possessiva e autoritaria: non mancano, talvolta, reazioni di aggressività fisica piuttosto violente, o addirittura episodi che sfociano in delitti passionali. Il problema principale del soggetto insicuro-ambivalente è che “…rimane sempre nella fase dell’innamoramento. La sua ansia da separazione è sempre all’estremo. Il suo amore è sempre ossessivo. Il suo odio è sempre travolgente. La possibilità di esplorare il mondo, di essere contento e di amare sulla base della sicurezza che può offrire una relazione consolidata sono per lui dimensioni sconosciute. Per lui quello non è amore!
Attaccamento evitante/distanziante – L’amore freddo/distaccato
Coloro che da bambini, fanno esperienza di una madre “rifiutante”, che, cioè, non risponde con prontezza, efficienza e calore alle richieste di aiuto e conforto, elaborano un modello di attaccamento definito “ansioso-evitante”. Questi sfortunati individui, al contrario dei soggetti sicuri, non sviluppano la loro personalità a partire dalla sicurezza di una base sicura cui far riferimento: non godono, cioè, in alcun modo di sicurezza affettiva. Ne consegue la formazione di “…Un modello mentale del sé come di persona non degna di essere amata, che deve contare solo su di sé, e un modello mentale della madre come di persona cattiva dalla quale non aspettarsi alcunché” (Attili, 2004, p. 111). Naturalmente, ai soggetti in questione, sfugge la consapevolezza delle proprie rappresentazioni mentali, che operano a livello inconscio, influenzando lo sviluppo della personalità e, in particolare, le esperienze relazionali presenti e future. L’imperativo categorico degli individui con attaccamento ansioso-evitante consisterà, durante la propria esistenza, nel non farsi coinvolgere emotivamente nelle relazioni interpersonali instaurate, e la loro vita sarà improntata tutta sul desiderio di conquista di un’autonomia e autosufficienza personale che escludano, in caso di necessità, il ricorso agli altri, considerati individui inaffidabili e su cui contar poco. Questa vera e propria strategia di vita, in realtà, non è altro che una misura di prevenzione contro il rischio di ulteriori delusioni, dovute ad esperienze di eventuali rifiuti. (“…Per non correre il rischio di essere rifiutati, sopprimono la loro emozionalità” (Attili, 2004)
Attaccamento disorganizzato – L’ amore patologico
Si tratta di modelli di attaccamento che rimandano a storie di abuso e maltrattamento da parte della figura allevante, nei confronti del proprio bambino. I bambini che sperimentano questo tipo di legame, presentano, durante la Strange Situation , dei comportamenti alquanto anomali: restano immobili, si dondolano, si coprono gli occhi alla vista della madre, danno vita ad una serie di comportamenti piuttosto stereotipati. Essi, elaborano, durante l’infanzia, delle rappresentazioni interne della relazione, confuse e incoerenti. La conseguenza di tali esperienze pregresse è, nell’età adulta, l’intervento dei modelli interni nell’interpretazioni degli eventi della realtà, che restano sempre oscurati da un velo di confusione e incontrollabilità, e anneriti da una visione piuttosto catastrofica. In amore, questi soggetti, spesso, sono incapaci di scegliere partners affidabili, correndo il rischio di farsi coinvolgere in relazioni distruttive, con persone violente e aggressive (Attili, 2004). D’altro canto, gli stessi individui con modelli interni di tipo disorganizzato, tendono a dar vita, e a mantenere nel tempo, relazioni improntate su modalità comunicative violente e fredde, presentandosi come partners e genitori maltrattan
(tratto da Attaccamento e amore, Attili, 04, Edizioni Il Mulino)
Leggi anche : Stili di Attaccamento affettivo
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Stili di attaccamento affettivo
Stili di attaccamento:
Nella maggior parte dei casi in cui un paziente si rivolge ad uno psicoterapeuta, per problemi di : “ansia, depressione, disturbi di personalità, comportamenti alimentari incontrollati, dipendenza affettiva o di altro genere…” si scopre, man mano che la terapia va avanti, che questi disturbi hanno a che fare con la sua storia infantile e con il suo stile di attaccamento alle figure genitoriali.
Fu Bowlby a sviluppare la teoria dell’attaccamento al fine di indagare sui possibili eventi negativi nell’età evolutiva, sul contesto relazionale in cui questi fatti hanno avuto luogo e sugli aspetti psicologici dell’adulto rispetto alle esperienze precoci. Questo approccio postula che gli effetti a lungo termine di comportamenti genitoriali inadeguati e, quindi, di esperienze traumatiche all’ interno della famiglia, siano in gran parte mediati dai modelli mentali sviluppati dall’individuo rispetto alle relazioni di attaccamento.
Ciò permette di acquisire importanti indizi riguardo alle caratteristiche di personalità e di funzionamento interpersonale.
Il sistema di attaccamento ha come obiettivo esterno quello di permettere al bambino il conseguimento o il mantenimento di un certo livello di vicinanza fisica con la figura di attaccamento. L’obiettivo interno, invece, è quello di motivare il bambino alla ricerca di una sicurezza interna.
Ciò permette di acquisire importanti indizi riguardo alle caratteristiche di personalità e di funzionamento interpersonale.
Il sistema di attaccamento è organizzato per garantire la sopravvivenza e per assolvere alla funzione biologica che Bowlby chiamava”protezione dai predatori”.
Alla fine del primo anno di età, il bambino avrà costruito un legame preferenziale e stabile con una figura di riferimento (di solito è la madre ), ovviamente il tipo di relazione avuta fino a quel momento, determina la qualità del legame di attaccamento che il bambino svilupperà fino all’età adulta. Bowlby parla di “base sicura” che si esprime attraverso il comportamento di esplorazione e di gioco basato sulla fiducia e la disponibilità emotiva e fisica della figura adulta di riferimento. Il termine “base sicura” però è da attribuirsi a Mary Ainsworth la quale ideò nei tardi anni ’60 un valido strumento di indagine, la “Strange Situation”, utilizzata per classificare i tre pattern base di relazione in bambini di età prescolare ricongiuntisi ai genitori dopo un lungo periodo di degenza in un sanatorio.
Lo sviluppo della personalità risente della possibilità o meno di aver sperimentato una solida “base sicura”, oltre che della capacità soggettiva di riconoscere se una persona è fidata e se può o vuole offrire una base sicura. La personalità sana consente di far affidamento sulla persona giusta e, allo stesso tempo, di avere fiducia in sé e dare a propria volta sostegno. Queste capacità sono dovute a quelle che Bowlby chiama “modelli operativi interni”, cioè rappresentazioni mentali in grado di raffigurare con coerenza,le esperienze vissute nelle relazioni interpersonali con le persone che si prendono cura di lui. Il bambino forma così un modello operativo del suo ambiente affettivo rappresentato dalla figura di attaccamento e un complementare modello di sé.
I modelli operativi riflettono non una reale e obiettiva rappresentazione del genitore, quanto piuttosto la storia delle risposte affettive e della disponibilità del genitore nei confronti delle richieste del bambino. Essi rappresentano un insieme di regole consce ed inconsce per organizzare le informazioni rilevanti per l’attaccamento. Quindi permettono al bambino, e poi all’adulto, di prevedere il comportamento dell’altro guidando le risposte, soprattutto in situazioni di ansia o di bisogno.
Strange situation
Valutazione del legame di attaccamento nei bambini
Attraverso venti minuti di osservazione in cui si trovano in una stanza il bambino, la mamma ed un estraneo, si possono osservare i diversi comportamenti e le reazioni emotive del bambino in presenza della madre, al momento della separazione da questa ed in compagnia di un estraneo.
Da queste osservazioni nacque il famoso sistema di classificazione della Strange Situation che prevedeva inizialmente tre stili di attaccamento: sicuro, insicuro ansioso ambivalente e insicuro evitante.
Lo stile di attaccamento che un bambino svilupperà dalla nascita in poi dipende in grande misura dal modo in cui i genitori, o altre figure parentali, lo trattano. In base a tale interazione si strutturerà uno dei seguenti stili attaccamento:
-Stile di attaccamento sicuro: questi bambini sono in grado di usare la loro madre come base sicura, che gli permette di esplorare e interagire autonomamente con l’ambiente. Tale stile è promosso da una figura primaria affidabile, accogliente, disponibile emotivamente e pronta ad intervenire in caso di bisogno. I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono: sicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di essere amabile, capacità di sopportare distacchi prolungati, nessun timore di abbandono, fiducia nelle proprie capacità.
– Stile di attaccamento insicuro-evitante : il comportamento di esplorazione del bambino non fa affidamento su di una base sicura. Il bambino ha la convinzione che nel momento del bisogno non solo non sarà aiutato, ma sarà addirittura rifiutato. Così facendo, il bambino farà esclusivo affidamento su se stesso, senza l’amore ed il sostegno degli altri, ricercando l’autosufficienza anche sul piano emotivo, con la possibilità di arrivare a costruire un falso Sé. La figura di riferimento respinge costantemente il figlio ogni volta che le si avvicina per la ricerca di conforto o protezione, queste sono figure intrusive,iperattive controllanti,non fanno uso del contatto fisico. I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono: insicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di non essere amato, percezione del distacco come “prevedibile”, tendenza all’evitamento della relazione per convinzione del rifiuto, apparente esclusiva fiducia in se stessi e nessuna richiesta di aiuto, Sé positivo e affidabile, Altro negativo e inaffidabile. Le emozioni predominanti sono tristezza e dolore.
– Stile di attaccamento insicuro-ambivalente : i bambini sono angosciati, agitati e passivi, non riescono a coinvolgersi nell’esplorazione, manifestano comportamenti alternati di ricerca di contatto ed esplosioni di rabbia e di rifiuto. Questo stile è causato da una figura che è disponibile in alcune occasioni ma non in altre, da frequenti separazioni e da minacce di abbandono usate come mezzo coercitivo. I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono: insicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di non essere amabile, incapacità di sopportare distacchi prolungati, ansia di abbandono, sfiducia nelle proprie capacità e fiducia nelle capacità degli altri, Sé negativo e inaffidabile.
Oltre questi tre stili di attaccamento, ce ne sono altri che sono definiti Atipici, e appartengono a soggetti ad alto rischio sociale con figure genitoriali incoerenti nello stile di cura e accadimento. Questi modelli atipici sembrano correlati a patologie psichiatriche nelle figure genitoriali con situazioni di abuso fisico e sessuale, separazioni dalla figura materna, crisi familiari.
I modelli Atipici sono:
–Attaccamento disorganizzato/disorientato : sono considerati disorientati/disorganizzati i bambini che, appaiono apprensivi, piangono ,si buttano sul pavimento,presentano movimenti stereotipati, incompleti,posture anomale, indici diretti di paura e preoccupazione nei confronti del genitore. Altri bambini disorganizzati, invece, manifestano comportamenti conflittuali, come girare in tondo mentre simultaneamente si avvicinano ai genitori. Altri ancora appaiono disorientati, congelati in tutti i movimenti, mentre assumono espressioni simili alla trance. Sono anche da considerarsi casi di attaccamento disorganizzato quelli in cui i bambini si muovono verso la figura di attaccamento con la testa girata in altra direzione, in modo da evitarne lo sguardo.
–Attaccamento evitante/ambivalente : si caratterizza per una combinazione di comportamenti di resistenza i cui livelli vanno da moderati a elevati n ella ricerca della prossimità e mantenimento di contatto con il genitore. Questi bambini esibiscono una strategia organizzata per far fronte allo stress, sono molto vigili verso i comportamenti del genitore. Hanno ricevuto risposte imprevedibili , come: percosse, comportamenti abusivi, maltrattanti, con un forte distanziamento emotivo. In risposta a questi comportamenti i bambini utilizzano alternativamente l’evitamento, la resistenza al contatto, il prendere tempo al fine di codificare lo stato emotivo di una madre pericolosa e imprevedibile.
– Attaccamento instabile /evitante : questo modello può essere valutato solo a livelli di comportamenti interattivi . Questi bambini adottano la strategia di evitamento per far fronte all’angoscia al primo episodio di separazione ma poi, per paura che questo abbia causato l’allontanamento del genitore rinunciano alla strategia di evitamento e ricercano un contatto mettendo in atto comportamenti di resistenza.
Se vuoi approfondire l’argomento leggi anche: Stili di attaccamento in età adulta
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Che cos’è l’Amore?
Amore che cos’è?
La maggior parte delle persone alle quali si domanda cosa sia l’amore, rispondono: un’emozione. Ma che tipo di emozione? Questa concezione, sebbene accettata comunemente, è inesatta. L’emotività è solo una parte di ciò che costituisce l’amore. Tra le altre componenti vi sono gli istinti: segnali che ci avvisano di ciò che accade negli abissi della nostra esistenza , essi appartengono alla sfera biologica, diversamente, le emozioni fanno parte della nostra sfera personale e individuale. La felicità è un’emozione, questa non è altro che una forma di soddisfazione che comunemente gli esseri umani provano quando sono innamorati. Essa indica che ci troviamo in uno stato di armonia con ciò che ci circonda, sia da un punto di vista spirituale, che materiale e umano. Essere innamorati significa essere ancorati all’ormeggio più sicuro, che è l’unione perfetta con un altro essere umano, significa completamento di noi stessi. L’intensità dell’emozione amorosa, detta passione è proporzionata al grado di dedizione e di abbandono. Si può dire che l’amore è tanto più sincero quanto più è irrazionale e incomprensibile. L’amore concede agli amanti una facoltà miracolosa: quella di scoprire nell’oggetto del loro amore le virtù che esso effettivamente possiede, ma che restano invisibile alle altre persone .
L’amore comincia sempre improvvisamente, non è necessario che sia sempre un colpo di fulmine, e anche quando sembra sorgere gradualmente, anche allora il sorgere dell’amore è improvviso. Da un momento all’altro la persona amata è là, improvvisamente diversa da quella che era fino a quel momento. Non è più la persona a cui si è parlato tante volte, ma è la persona che amiamo, l’unica e la sola. Ora, come non mai, non ci conosciamo, ed entriamo incantati nel mondo dell’amore. La passione cede il posto pian piano ad una nuova fase quella del calore costruttivo, la fusione diventa unione di due esseri indipendenti, che smettono di appartenersi , ma questo non è male, al contrario, è sintomo di crescita del rapporto. Nessun essere umano può “possedere” il suo oggetto d’amore, si può possedere il corpo dell’altro nel fuggevole momento di un rapporto fisico, ma ciò che l’amore desidera non è tanto il corpo dell’altro, ma la sua personalità, la sua anima, che è intangibile ed elusiva.
L’amore per sua natura non può essere misurato, quindi non ha senso dire di aver amato una donna più di un’altra. Non si possono amare dello stesso amore persone diverse perché il processo di fusione e il suo risultato dipendono dalle due persone che partecipano alla fusione. Talvolta un grande amore è sprecato per un oggetto che non lo merita, ma ciò è dovuto ad un errore di giudizio dell’amante che sopravvaluta la persona amata. Circostanze esteriori ed interiori, come l’attrazione fisica o altre qualità secondarie che non hanno niente a che fare con l’amore, possono confondere l’amante oppure essere scambiate con l’amore. L’amore non sbaglia, ma l’amante può sbagliare.
L’espressione corporea dell’amore è la sessualità, che si verifica con la fusione dei due amanti. Quando gli amanti si destano dalla completa fusione provata nello stato di estasi, si trovano uno di fronte all’altra come un “io” e un “tu”, in quello stato di tensione che si crea attraverso l’incontro di due individui indipendenti. Questa tensione è alleviata dal rapporto fisico: qui di nuovo la singolarità delle due persone scompare in uno stato di pura unione. L’amore ha bisogno della sessualità per restare in vita .
Una delle domande che più spesso si fanno sull’amore è : se esso sia eterno o sia destinato ad una fine? Tutte le nostre relazioni hanno una durata limitata. Il desiderio sincero e ardente che le nostre relazioni possano sopravvivere e sottrarsi a questa fine è originato dal principio dell’assoluta lealtà che concepisce l’amore come qualcosa che deve durare per sempre. Come già detto, una delle caratteristiche fondamentali dell’amore è l’assoluta indifferenza alle qualità secondarie dell’amato. Ciò vale per il primo stadio, lo stadio dell’incantesimo, in seguito, nel tumulto della vita quotidiana, è difficile mantenere questa superiore indifferenza . Ma vi è un’altra ragione, ancora più importante, che può determinare la fine di un amore. La funzione essenziale dell’amore è quella di rivelarci a noi stessi e di mettere in luce tutte le qualità dei due amanti. Questa funzione creativa dell’amore cessa quando l’energia creativa di uno degli amanti o la capacità dell’altro di prestarsi per la creazione si esauriscono. La causa effettiva della transitorietà dell’amore è che per quanto esso sia vero e sincero non è ancora tutto. L’amore offre le condizioni per una vita insieme, ma difficilmente questo può rimanere quello di una volta, inesorabilmente si trasformerà in qualcosa d’altro, figlio di quell’amore che c’è stato.
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Incomunicabilità
Incomunicabilità
L’incomprensione tra persone adulte, nella maggior parte dei casi , non dipende da incomprensione linguistica, ma dall’egocentrismo dei soggetti. La persona egocentrica non si pone nemmeno il problema se la sua comunicazione può non essere compresa, oppure equivocata. In caso di incomprensione profonda e dichiarata dall’interlocutore, l’egocentrico/egocentrica “attacca”, attribuendo all’altro ogni responsabilità: “sei tu che non capisci niente, capisci solo quello che vuoi tu, non mi ascolti, ascoltami quando parlo, etc.”.
Incomunicabilità:
La comunicazione è una transazione tra individui dove partecipano più persone e non è concepibile attribuire ogni colpa dell’insuccesso ad uno solo dei partecipanti. La persona più equilibrata reagisce meno rigidamente: forse non mi sono spiegato/spiegata bene, non ci siamo intesi, non preoccuparti ne riparliamo.
La persona egocentrica è portata a ritenere che non esistano differenze tra il pensiero degli individui. Tutti devono pensarla come l’egocentrico. Questo “delirio” è amplificato quando la comunicazione riguarda persone vicine all’egocentrico/a: figli, moglie, marito, amante, amico, amica, dipendente, collega, etc.
E’ scontato per l’egocentrico/a che le parole abbiano per tutti lo stesso valore, che il tipo di umorismo sia lo stesso per tutti, che l’inopportunità e l’opportunità siano elementi universali, calibrati solo sul suo angolo di giudizio. Per l’egocentrico le persone devono provare e provano le nostre stesse emozioni, hanno gli stessi obiettivi, speranze, aspirazioni, paure, certezze.
Per questi motivi, la persona egocentrica è destinata a scardinare i propri rapporti ed a rimanere sola. Le persone che interagiscono spesso annuiscono per opportunità, difficilmente condividono il suo pensiero, la comprensione è solo apparente, banale, costruita. Si evita il confronto per rassegnazione riguardo il risultato, non c’è più sordo di chi non vuol sentire.
Il presupposto indispensabile per la comunicazione efficace è la capacità di lasciare l’egocentrismo attraverso l’empatia, l’ascolto dell’altro.
I CONSIGLI PER IL PARTNER. Mollare subito un narcisista? «In effetti, spesso, chi ha un partner del genere è una vittima, che rischia di finire schiacciata dalle pretese narcisistiche dell’altro». «Ma, piuttosto che gettar la croce sul narcisista senza aprire i propri occhi, dovrebbe scoprire come mai tende a esserne succube, capire come sottrarvisi e operare scelte, magari finendo con l’essere grato all’orco narciso. Se crede nella relazione, sono da consigliare le sedute con uno psicoterapeuta, di coppia e individuali, in modo da ritrovare i propri spazi e la propria autonomia. Se ha messo fine alla storia, è d’aiuto una terapia, per riprendere consapevolezza di sé e dei propri desideri».
In generale, ecco alcuni consigli per chi vive con una persona che ha alcuni tratti di narcisismo.
1. Non sperare di cambiarlo.
2. Niente aspettative: non pensare di ricevere gratificazioni per gli sforzi che fai.
3. Per il narcisista la colpa è sempre degli altri: non badare alle sue giustificazioni.
4. Non farti manipolare.
5. Non farti sopraffare da collera o rabbia
6. Non diventare come lui/lei.
7. Cerca di sviluppare una tua indipendenza.
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Sessualità in adolescenza
Come si vive la sessualità in adolescenza?
L’adolescenza è una fase caratterizzata da cambiamenti in diverse aree, come quella fisica, emotiva, sociale… Questa fase può essere interessante, ma a volte frustrante, perché gli adolescenti sono visti dai loro genitori e parenti, ancora come bambini.
La parola adolescente deriva dal verbo latino “adolescere” e la sua traduzione è “crescere”, a indicare che si tratta di un momento di passaggio dal bambino all’ adulto .
Molti adulti pensano che non si può parlare di sessualità in adolescenza, dal momento che in questo periodo i giovani non sono abbastanza maturi per essere sessualmente attivi, ma è importante riconoscere che la sessualità comincia a prendere forma in questa fase della vita e per questo è necessario prendere in considerazione , da parte dei genitori, l’idea di dare ai loro ragazzi orientamenti appropriati.
I cambiamenti fisici sono evidenti
Sia gli uomini che le donne sperimentano cambiamenti fisici in questa fase. La voce dei ragazzi inizia a diventare più cupa, la peluria aumenta su buona parte del corpo e comincia a spuntare la prima barba. La donna può vedere la crescita dei suoi seni, l’allargamento dei suoi fianchi, la peluria sui genitali e sulle ascelle, ma cosa più importante comincia il menarca, il ciclo mestruale. Tutti questi cambiamenti sono prodotti da diversi ormoni che cominciano a manifestarsi più forte in questo momento. Per i giovani, questa influenza ormonale è una nuova esperienza e incoraggia il cambiamento del loro stile di vita.
Il nostro modo di vivere questi cambiamenti e processi hanno a che fare con le caratteristiche personali (come ad esempio il sesso, l’età o personalità) e sociali (cultura, istruzione, religione, ecc). Questi cambiamenti portano, di solito, l’ adolescente a sentirsi più autonomo, desideroso di vivere in totale libertà, di sperimentare nuove sensazioni ed esperienze, scontrandosi spesso con gli adulti che, difficilmente, accettano di buon grado. Gli adulti, vedono questo passaggio come un momento difficile sia per i loro figli che per se stessi. Affrontano questa fase sempre con timore e sbandamento, inciampando il più delle volte in errori di comportamento che peggiorano il rapporto con l’adolescente.
Il cambiamento non si limita al fisico, ma a cambiare è in particolare la personalità del giovane e il suo atteggiamenti verso la vita. La sua autostima è particolarmente fragile e in questo periodo si ha la necessità di essere accettati dal gruppo di coetanei, di essere qualcuno e di non essere etichettati come “lo sfigato” del gruppo. La ragione dell’importanza vitale dell’essere accettati dipende dal fatto che in adolescenza il mondo gira attorno a sé e essere visto dagli altri equivale al sapere di “valere qualcosa”. Quando i giovani non sentono di essere accettati o considerati dal proprio gruppo di pari, quando non riescono a soddisfare il loro appetito egocentrico, allora cominciano a manifestarsi i primi problemi emotivi. Di qui la depressione, la frustrazione, l’ aggressività…
La parola sesso diventa più importante
L’ auto-stimolazione è spesso un’attività molto comune nell’adolescenza, non solo all’inizio. Inoltre, questo gioca un ruolo molto importante, in quanto permette al corpo di esplorare, conoscere meglio i propri genitali e il loro funzionamento, e il rilascio di energia sessuale. L’auto-stimolazione consente anche di fantasticare sulla persona che si desidera e prepara l’adolescente al rapporto sessuale con il partner. Di solito l’adolescente condivide questa fase di cambiamenti del proprio corpo con i propri amici, che occupano un posto molto importante. Spesso si ha un migliore amico/a, con il quale si condividono segreti, dolori e gioie, e desideri più profondi. Si tende anche ad avere un gruppo di amici o amici dello stesso sesso. In questi gruppi si condividono esperienze, paure e desideri, si raccontano le cose che sono successe con la persona che piace, questo aiuta a calmare l’incertezza e il dubbio che questi eventi generano.
Alla fine dell’adolescenza, l’identità è più stabile , più sicuro è il modo di relazionarsi con gli altri, e la necessità del gruppo di amici si affievolisce e il giovane adulto, preferisce avere più tempo da condividere con il proprio partner. Questo non significa che non si ha più tempo di frequentare gli amici, ma le relazioni cambiano e si dà un valore maggiore alla privacy.
Di solito gli amori adolescenziali sono brevi, ma molto romantici e intensi. Col tempo , le relazioni sentimentali diventano più durevoli e stabili, e l’ attenzione è focalizzata sui sentimenti e desideri della coppia. Durante le prime esperienze sentimentali c’è anche la preoccupazione di decidere se fare sesso o aspettare ancora. La sessualità non è solo l’atto fisico di un momento, ma è una componente importante nella vita, che coinvolge sentimenti, sensazioni, desideri, emozioni e sogni.
Gli ormoni giocano un ruolo importante in adolescenza, perché sono loro che contribuiscono all’aumento dell’ appetito sessuale.
Fantasie sessuali
I sogni e le fantasie sessuali diventano più frequenti ed esplicite in adolescenza, spesso come un aiuto alla masturbazione. Sembra che la parte fantastica serva a diversi scopi: in genere migliora il piacere dell’ attività sessuale, può sostituire una vera esperienza (non disponibile al momento); l’eccitazione causa l’orgasmo che può essere una sorta di test mentale di fronte ad altre situazioni sessuali (aumento di tranquillità e può anticipare potenziali problemi, come per la sperimentazione di altre attività) e, infine, è un mezzo di sperimentazione sessuale sicuro, controllabile. L’esperienza adolescenziale, in termini di esplorazione per quanto riguarda le fantasie, incide in modo determinante sull’attività sessuale dell’adolescente e sulla loro sicurezza allo stesso modo dei rapporti sessuali.
Modelli di comportamento sessuale
Masturbazione
Kinsey e colleghi (1953) hanno trovato una notevole differenza nell’incidenza di masturbazione negli uomini e nelle donne. Tuttavia, la tendenza attuale indica un aumento di ragazze adolescenti che praticano la masturbazione. La masturbazione negli adolescenti unisce diverse funzioni importanti, come la riduzione di tensione sessuale, migliora la fiducia delle prestazioni sessuali , aumenta il dominio delle pulsioni sessuali, allevia la solitudine e rappresenta una via di fuga dallo stress in generale.
Petting
Kinsey e colleghi lo definiscono come il contatto fisico tra uomini e donne per raggiungere l’eccitazione erotica senza impegnarsi in un rapporto. Recentemente, uno studio basato su interviste a studenti e studentesse del primo anno di college,a cui è stato chiesto delle loro esperienze sessuali nella scuola secondaria, ha mostrato che l’82% ha avuto una stimolazione genitale con il proprio partner, e che il il 40% delle ragazze e il 50% dei ragazzi aveva avuto orgasmi durante il petting (Kolodny, 1980).
Il petting va considerato alla luce dei cambiamenti di atteggiamento che si vedono oggi nel comportamento sessuale degli adolescenti.
Rapporto
La prima esperienza coitale può costituire un episodio di beatitudine, gioia, di intimità e soddisfazione o, al contrario, causare preoccupazione, delusione e senso di colpa. E ‘sbagliato dedurre che i ragazzi e le ragazze che hanno il loro primo rapporto sessuale in età precoce sono promiscui, o che hanno rapporti precoci solo per la voglia di sperimentare, al contrario, alcuni pensano che sia più intrigante trascorrere lunghi periodi di tempo senza fare l’amore spinti dal desiderio di trovare “la persona giusta”. Gli adolescenti che hanno storie più lunghe con lo stesso partner, di solito hanno rapporti con una certa regolarità.
A volte maschi o femmine in attesa di quella prima esperienza si sentono delusi o ingannati se quando accade non è come se lo erano immaginato. Altri scoprono di soffrire di disturbi sessuali che impediscono di godere del contatto intimo. Un terzo gruppo è composto da adolescenti che, inizialmente , hanno apprezzato l’esperienza sessuale, ma perdono interesse quando si rendono conto che il rapporto con il partner ha solo una motivazione sessuale, o quando il legame viene interrotto dopo il primo rapporto e allora ci si sente usati o manipolati. Infine ci sono quelli che, essendo sessualmente attivi, trovano poco o nessun piacere nelle relazioni intime.
NON SOLO UNA QUESTIONE DI ORMONI
Il sesso è un dono meraviglioso in cui l’uomo dà tutto se stesso alla persona che ama. L’atto sessuale in sé dura pochi minuti, ma la sessualità coinvolge i sentimenti, i desideri, le sensazioni. Non è un atto egoistico, in cui si cerca solo il piacere personale, ma si pensa alle esigenze e alle aspettative dell’altra persona.
COME scegliere la persona giusta?
Se la sessualità è così importante per il benessere di una persona, allora bisogna stare attenti quando e con chi essere intimi. Una brutta esperienza sessuale potrebbe rischiare di lasciare una falsa immagine della sessualità per molto tempo.
E ‘comprensibile che i ragazzi siano spinti da molteplici fattori che li portano ad una “corsa contro il tempo” per vivere il sesso. Ad esempio, i maschi vogliono dire ai loro amici che hanno già avuto la loro prima volta e cercano di stare con qualcuno senza badare alle conseguenze. Invece le ragazze possono essere spinte da amiche più esperte o dallo stesso fidanzato che richiede la fatidica “prova d’amore”. Ricordate che se la sessualità viene gestita in modo irresponsabile può portare a conseguenze molto dolorose.
L’attrazione per il sesso opposto è così forte in questa fase della vita, che diventa molto difficile riuscire a contenerla negando loro la frequentazione con amici e coetanei, al contrario, impedirgli di viverla, non farà altro che accentuare maggiormente il problema, se di problema si parla! Non è un caso, quindi, che i genitori siano estremamente preoccupati per il comportamento dei loro figli, soprattutto quando si tratta di donne, per loro vivere la prima esperienza sessuale precocemente può significare una variazione inattesa del loro stile di vita o una alterazione dei loro progetti futuri a causa di una gravidanza indesiderata . La prima cosa da fare per un genitore è rispettare la privacy dei loro figli adolescenti, quindi evitare di spiarli o pedinarli. Molto più efficace e salutare è la via del dialogo. L’ideale sarebbe creare fin dalla prima infanzia un rapporto aperto , riuscire a parlare con loro e rispondere a tutte le loro domande, nel modo più sincero possibile. Se questo rapporto ideale non è stato costruito dall’infanzia, non sarà facile per voi riuscire ad affrontare con i vostri figli un argomento così delicato come il sesso, ma se lo affronterete con rispetto e sincerità, mettendovi nei loro panni, mostrando i vostri limiti di genitori e di esseri umani, vedrete che i vostri figli non vi giudicheranno e riuscirete a farvi ascoltare e questo vi porterà più vicino a loro.
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Autostima
Cos’è l’Autostima?
Per Autostima si intende molto di più del senso innato del valore di sè, che presumibilmente è un nostro diritto di nascita, per autostima si intende l’essere adeguati alla vita e alle sue richieste, aver fiducia nelle nostre capacità per superare una sfida, fiducia nel nostro diritto al successo e alla felicità, poter godere dei nostri sforzi, e sentire di valere e di meritare tutto questo.
L’ autostima è modellata da fattori interni ed esterni. I primi risiedono nell’individuo stesso o sono da lui determinati : “credenze, idee, pratiche o comportamenti”. I secondi, sono fattori ambientali : ” messaggi trasmessi verbalmente, esperienze provocate da genitori, dagli insegnanti, dalla nostra cultura…”
Molti dei problemi che conosciamo con i nomi di: “ansia, depressione, inadeguato rendimento scolastico o lavorativo, paura dell’intimità, della felicità, del successo, mancanza cronica di obiettivi…” sono causati da una bassa o inesistente autostima.
Il livello della nostra autostima influenza la nostra vita, è solo se stimiamo sufficientemente noi stessi che possiamo raggiungere i nostri obiettivi e quindi essere felici.
Ci fidiamo della nostra mente? Se non mi fido della mia mente è probabile che sia mentalmente passivo , che metta meno consapevolezza del necessario in quello che faccio , che sia meno perseverante davanti alle difficoltà e quando le mie azioni portano a risultati deludenti, mi sento giustificato nel non aver avuto fiducia nella mia mente e quindi in me stesso. Al contrario, se ho un’alta stima di me è più probabile che io perseveri davanti alle difficoltà .Quando dubitiamo della nostra mente tendiamo a sottovalutarne i prodotti. Se abbiamo paura di farci vedere , forse perchè associamo l’autoaffermazione con la perdita dell’amore, tarpiamo le ali alla nostra intelligenza. Abbiamo paura di renderci visibili e così ci rendiamo invisibili, per poi soffrire perchè nessuno ci vede.
Se ho rispetto di me stesso esigo che anche gli altri ce l’abbiano e mi comporto in modo che aumentino le probabilità di risposte positive da parte degli altri. Il valore della stima di sè non solo ci permette di stare meglio, ma anche di vivere meglio con il prossimo. L’autostima sostiene e innalza la qualità della vita. Più è alta la nostra autostima e più il nostro modo di comunicare sarà aperto, onesto e appropriato, perchè siamo convinti che i nostri pensieri abbiano valore. Se la nostra autostima è bassa, il nostro modo di comunicare perderà di chiarezza, di senso, perchè noi stessi non crediamo in ciò che comunichiamo e siamo insicuri dei nostri pensieri, sentimenti e proviamo ansia per la reazione di chi ci ascolta. Più alta è l’autostima e più siamo disposti a stringere relazioni nutrienti, perchè l’individuo sano è attratto da un altro individuo sano, per questo ne giovano anche le relazioni sentimentali.
Non c’è ostacolo più grande alla felicità sentimentale della paura di non essere degni dell’amore e di essere predestinati a soffrire. Queste paure sono chiamate “profezie che si autoavverano”. Se non mi apprezzo e non mi rispetto, ho molto poco da dare se non le mie necessità insoddisfatte. Tendo a vedere gli altri come fonte di approvazione o disapprovazione, vedo solo quello che possono o non possono fare per me.Se non mi sento degno di amore è difficile per me credere che qualcun altro mi possa amare. Se non accetto me stesso come posso accettare il tuo amore per me? Si comincia a dubitare non solo dell’autenticità dei sentimenti dell’altro, ma anche del valore dell’altro, perchè si ha l’erronea convinzione che “chi sta con me è qualcuno che si accontenta” , per questo si tende ad innamorarsi di persone irraggiungibili, che non ricambieranno mai il nostro amore. Provo ad amare, ma mi manca la base della sicurezza interiore, così scelgo qualcuno che mi farà soffrire o mi abbandonerà, e se scelgo qualcuno con cui potrei essere felice, demolisco il rapporto chiedendo eccessive rassicurazioni, divento ossessivo nel controllo o attraverso la sottomissione o la dominazione, trovando modi per lasciare il mio partner prima che sia lui a lasciare me.
Le persone con bassa autostima fanno di tutto per essere infelici. A modo loro dicono e pensano di impegnarsi per poter essere felici in futuro, senza preoccuparsi mai del presente, così aspettano, in un infelice presente, un futuro felice che non arriverà mai, perchè il futuro si costruisce partendo dal presente. Il problema è la paura della felicità, per la persona con bassa autostima la felicità è qualcosa a cui aspirare, senza avere troppe pretese di raggiungerla, e quando sentono di averla raggiunta fanno di tutto per distruggerla, perchè pensano di non meritarla e che, prima o poi, questa li abbandonerà lasciandoli soli e sofferenti.
L’autostima da dove nasce?
Gli adulti sono i maggiori responsabili dello sviluppo dell’autostima dei loro figli. Perchè un bambino possa sviluppare una buona autostima devono essere rispettate delle condizioni fondamentali :
-Il bambino deve sentirsi accettato nei suoi pensieri e sentimenti e globalmente come una persona che vale
– Il bambino opera entro limiti chiari e ben definiti, che sono anche equi , non oppressivi e negoziabili stabiliti dagli adulti
-Il bambino deve sentirsi rispettato nella sua dignità di essere umano, i genitori non cercano di manipolarlo o controllarlo attraverso la violenza, l’umiliazione e prendono sul serio i suoi bisogni e desideri, indipendentemente dal fatto di poterli o meno soddisfare.
-I genitori sono disponibili alla discussione e il loro atteggiamento non è “mi va bene tutto” , ma cercano di spronare il bambino a dare sempre il meglio di sè per il raggiungimento di standard alti.
-Anche i genitori hanno un buon livello di autostima, sono un esempio di senso di efficacie e rispetto di sè.
I genitori possono rendere più facile o più difficile lo sviluppo dell’autostima, ma il livello di autostima non è sempre stabilito dalla nostra infanzia, può crescere con la maturità, deteriorarsi nel tempo, può salire o abbattersi più volte nel corso della vita.
Le condizioni necessarie per poter avere una base su cui poggiare l’autostima, sono :
– la sicurezza di un ambiente sufficientemente buono sin da neonati che si prenda cura di noi e che ci permetta di crescere e renderci autonomi
-il contatto fisico per un bambino è fondamentale, per poter percepire la sensazione di essere amati
-l’amore trasmesso dai genitori viene interiorizzato e il bambino inizia a vedere se stesso come degno di amore
-l’accettazione dei sentimenti e pensieri del bambino che siano o non siano condivisi dai genitori
-il rispetto ricevuto dagli adulti insegna al bambino il rispetto verso se stesso
-la visibilità, non è l’accettazione incondizionata alle azioni di un bambino, ma se le tue reazioni concordano con le percezioni interne di tuo figlio diventi per lui uno specchio che gli permetterà di vivere oggettivamente se stesso: “vedo me stesso riflesso nelle tue reazioni”.
Spesso bambini che superano un’infanzia estremamente avversa imparano a distaccarsi per poter sopravvivere. Il distacco dagli aspetti negativi della loro vita familiare, gli permette di credere che la vita non è tutta qui e che da qualche parte ci sia un’alternativa e che un giorno troveranno il modo di approfittarne. Si attaccano ossessivamente a questa idea, questo non risparmia loro le sofferenze del presente, ma evita che ne siano distrutti.
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ADD – Disordine da Deficit di Attenzione
Articolo Dott.ssa Fanny Migliaccio- Psicologa Roma
ADD- Attention Deficit Disorder
conosciuto anche come Attention Deficit Hyperactivity Disorder – ADHD è una condizione che si manifesta in alcuni bambini già in età prescolare. E ‘difficile per questi bambini controllare il loro comportamento e /o prestare attenzione. Si stima che tra il 3 e il 5 per cento dei bambini soddisfano i criteri per la diagnosi. Ciò significa che in una classe di 25 a 30 bambini, è probabile che almeno uno avrà ADD.
La condizione è stata descritta per prima dal Dr. Heinrich Hoffman nel 1845. Un medico che ha scritto libri di medicina e psichiatria.Il dottor Hoffman era anche un poeta che ha scritto su e per i bambini. Il libro scritto da Hoffman ,”La storia dell’ Irrequieto Filippo” , è una descrizione accurata di un ragazzino che ad oggi avrebbe ricevuto una diagnosi di ADHD, cioè da disordine da deficit di attenzione e iperattività. Ma il disturbo di cui parlava Hoffman non è stato riconosciuto fino al 1902 quando Sir George F. Still ha pubblicato una serie di lezioni alla Royal College of Physicians in Inghilterra in cui ha descritto un gruppo di bambini impulsivi con significativi problemi comportamentali, causata da una disfunzione genetica e non da cattivo allevamento – quei bambini oggi sarebbero facilmente riconosciuti come aventi ADD. Da allora, diverse migliaia di articoli scientifici sulla malattia sono stati pubblicati, fornendo informazioni sulla sua natura, sulle cause, menomazioni, e trattamenti.
Un bambino con ADD deve superare un compito difficile, ma non insormontabile di affrontare l’ambiente scolastico, il luogo dove riceve i primi segnali di disadattamento . Al fine di raggiungere il suo pieno potenziale, lui o lei dovrebbe ricevere aiuto, guida e comprensione da parte dei genitori, dagli insegnanti di sostegno e dal sistema di istruzione pubblica.
In italiano l’ADD si chiama Disordine da Deficit di Attenzione e la sua diagnosi è :
Nelle linee guida di valutazione pubblicate dall’ American Psychiatric Association, Manuale Diagnostico e Statistico per i Disturbi Mentali IV (DSM4), il disordine è noto come ADD e dispone di diversi tipi, tra cui:
(1) prevalentemente disattento,
(2) prevalentemente impulsivo o
( 3) entrambe le cose.
Le persone con questa condizione di solito hanno molti (ma non tutti) dei seguenti sintomi:
– Disattenzione: spesso non riesce a finire quello che comincia, non sembra ascoltare,è facilmente distratto, ha difficoltà di concentrazione o di attenzione, non si concentra su una attività di gioco.
-Impulsività: spesso agisce senza pensare per poi accorgersi di aver sbagliato , passa repentinamente da un’attività all’altra ,ha difficoltà ad organizzare il lavoro , ha bisogno di supervisione, parla ad alta voce in classe , non riesce a rispettare i turni nei giochi o nei gruppi.
-Iperattività: non può stare fermo ed è irrequieto, ha difficoltà a rimanere al suo posto e disturba i compagni di classe, eccessiva attività durante il sonno.
-Instabilità emotiva: scoppi d’ira , solitario , incolpa gli altri per i problemi , combatte con gli altri in modo rapido, molto sensibile alle critiche.
La diagnosi del DSM4 è fatta per “escludere” altre cause mediche o psichiatriche quindi il paziente che presenta parte di questi sintomi soddisfa i criteri per una diagnosi di ADD . I test psicologici possono essere utili per escludere difficoltà di apprendimento e test di performance continue (Connor CPT, TOVA, IVA, Gordon diagnostica) possono aiutare a confermare la diagnosi e l’assegnazione del farmaco.
In questo momento l’uso di imaging quali PET o SPECT è raccomandato per scopi di ricerca. Diverse organizzazioni professionali sconsigliamo l’uso di queste tecniche a causa dell’esposizione alle radiazioni e dell’ ingiustificata mancanza di dati sufficienti per consentire una diagnosi accurata.
Questa diagnosi può coesistere con ansia, depressione, sindrome di Tourette, disturbo bipolare, disturbo della condotta e difficoltà di apprendimento.
I veri pazienti affetti da ADD di solito iniziano a mostrare i sintomi all’inizio dell’età scolastica. Alcuni bambini molto impulsivi vengono diagnosticati già a 2 o 3 anni. Un altro gruppo sembra sviluppare sintomi più gravi detti di quarto grado. A scuola questi bambini possono raggiungere un punto in cui diventano in grado di compensare i sintomi di ADD, ma questo richiede più lavoro e organizzazione da parte loro e di chi li segue. Alcuni bambini possono ricevere una diagnosi di ADD solo nella fase conclamata e questo non aiuta nè loro e nè chi si occupa di loro .
Più di recente anche gli adulti sono stati diagnosticati come aventi Attention Deficit Disorder. Questi individui hanno sempre convissuto con il problema ma non sono stati correttamente identificati durante la loro infanzia.
Cause di Attention Deficit Disorder
I sintomi sono causati da una disfunzione neurologica all’interno del cervello. Diversi studi con la PET hanno confermato che non vi è una netta differenza nel funzionamento del cervello di un gruppo di individui con diagnosi di ADD e quelli senza. Il meccanismo di base fisiologico dietro le cause non è ancora compreso a fondo e rimane in fase di studio scientifico.
Il disturbo può essere sia ereditato (70%) o acquisito (30%). Recenti ricerche nel campo della genetica ha definitivamente dimostrato che la condizione viene sviluppata in famiglia. L’ ADD può essere acquisita attraverso varie condizioni che causano danni al cervello. L’ uso di farmaci durante la gravidanza, il fumo durante la gravidanza, la tossiemia, le malattie infettive, la sovraesposizione alle radiazioni, prematurità, parto complicato. Dopo la nascita la meningite, encefalite, convulsioni da febbre, trauma cranico e la tossicità del piombo.
Trattamento farmacologico dell’ ADD
Farmaci come gli stimolanti sono stati a lungo utilizzati nel trattamento dell’ADHD. Questi farmaci migliorano lo squilibrio chimico nel cervello , causa dei sintomi. Un certo numero di studi con neuro-imaging su hanno dimostrato che il funzionamento del cervello di questi pazienti è migliorato dopo aver assunto i farmaci . I farmaci prescritti sono normalmente utilizzati nel trattamento per migliorare la disponibilità della sinapsi di due neurotrasmettitori, dopamina e noradrenalina. Neurotrasmettitori specifici (prodotti chimici del cervello) necessari per il trasporto di un impulso nervoso (messaggio) lungo un circuito. Quando un neurotrasmettitore non è completamente disponibile, un messaggio può essere fermato prima della sua destinazione. Quando questo accade, la funzione regolata da quel circuito non può funzionare bene come dovrebbe. I farmaci che trattano l’ ADHD non sono tranquillanti o sedativi. Non rallentano il sistema nervoso, ma migliorano il funzionamento in diverse aree del cervello coinvolte come: l’ attenzione, la concentrazione e l’ autocontrollo. Il mancato trattamento con i farmaci può causare un aumento del rischio di abuso di sostanze e una diminuzione dei volumi di materia bianca nel cervello.
Farmaci comuni:
Adderall
Concerta
Dexedrine
Focalin
Metadate
Methylin
Ritalin
Strattera (SNRI non uno stimolante)
In casi difficili, antidepressivi o farmaci anti-ipertensivi possono essere utilizzati.
Non vi è alcuna prova scientifica per sostenere l’uso di diete, integratori o biofeedback come trattamento. I Farmaci sono il metodo più frequentemente utilizzato per il trattamento dell’ ADHD. E ‘spesso utilizzato insieme a tecniche psicologiche o psicoterapie.
L’American Academy of Pediatrics (AAP) raccomanda che il trattamento per il disturbo deve essere costituito da un piano globale utilizzando il trattamento farmacologico e/o quello psicologico . Bambini con ADHD con lievi sintomi possono ricevere solo interventi psicologici per un miglioramento significativo. Il trattamento dovrebbe coinvolgere il medico, il bambino, i genitori, i familiari e il personale della scuola . La base del piano di trattamento deve essere effettuata in modo coerente per un lungo periodo di tempo (anni) per ottenere i massimi benefici .
A causa di fattori di costo e di tempo interventi di trattamento psicologico significativi sono spesso trascurati.
Se correttamente trattati, i bambini e gli adolescenti possono condurre una vita molto normale e produttiva. In realtà, molti tratti che si trovano in questi individui possono aiutarli a diventare persone di successo nel corso della vita. Va notato che un ambiente amorevole, solidale e coerente è essenziale per la crescita e lo sviluppo positivo di tutti i bambini e in particolare quelli con disturbo da deficit di attenzione o di altre difficoltà di apprendimento. Le persone con ADHD tendono ad avere un’intelligenza superiore alla media. Essi sono spesso molto creativi e di solito hanno un alto livello di energia. Questi individui sono spesso anche molto sensibili e molto affettuosi.
Consiglio sull’argomento la visione di questo video :
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-4b3c2613-ed43-41e8-b54c-66130a767633.html
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Balbuzie
Che cosa è la Balbuzie?
La balbuzie è un tipo di disturbo di comunicazione e di espressione a causa del quale, quando una persona parla, il flusso del discorso è compromesso da alcuni fattori come:
-ripetizioni di una parola (lui, lui, ha detto che),
-prolungamento di una parola particolare (hhhheeeeee detto)
-rotture improvvise che portano a blocchi in discorso e non producono suono.
La balbuzie è spesso accompagnata da un sacco di espressioni facciali che assumono una forma insolita. Affrontare un discorso per le persone che soffrono di questo disturbo è estremamente imbarazzante . La balbuzie può presentarsi anche solo in determinati momenti o episodi. Il soggetto potrebbe avere le tecniche vocali perfettamente normali e poi improvvisamente balbettare in determinate situazioni.
Vediamo quali sono le cause della balbuzie e balbuzie nei bambini :
1) La genetica gioca un ruolo importante nelle balbuzie. Questo accade perché c’è un problema di base e cioè il modo in cui il cervello gestisce discorso. Per dirla semplicemente, vi è un problema nel cablaggio del cervello. Le aree che collegano l’ ascolto del suono sono interrotte e quindi non si riproduce il suono così com’è. Quindi ci sono difetti evidenti nel modo in cui il discorso viene fuori.Un bambino che balbetta di solito ha avuto qualcuno in famiglia che balbetta .
2) Apprendimento : Questo accade per la maggior parte dei bambini, soprattutto quando sono in fase di sviluppo e stanno ampliando il loro vocabolario. Ma, man mano che crescono e sviluppano le competenze, i sintomi lentamente svaniscono da soli, finché il loro discorso si perfeziona. I bambini che hanno disturbi del linguaggio sono anch’essi probabili balbuzienti.
3) I motivi psicologici non portano a balbettare, ma possono peggiorare la situazione. Questi fattori includono bassa autostima, scarsa fiducia, aspettative della società, l’ansia da prestazione, stile di vita caotico, i confronti con gli altri, problemi a casa e simili. Tutto ciò può aggravare la situazione .
Trattamento: Questo problema può essere affrontato al meglio con dei trattamenti del linguaggio nelle fasi iniziali , diventa sempre più difficile da correggere con il progredire dell’età.
Ecco alcuni consigli che gli insegnanti e gli stessi genitori possono osservare:
1. Dallo studente disfluente bisogna aspettarsi la stessa qualità e quantità di lavoro rispetto a chi non balbetta
2. E’ necessario educare tutti i membri della classe all’ascolto e al rispetto dei turni di conversazione (disfluente compreso che deve osservare le stesse regole e norme di comportamento). Per tutti i bambini – e soprattutto quelli che balbettano – è molto più facile parlare quando ci sono poche interruzioni e hanno l’attenzione dell’ascoltatore
3. Non completare le parole o anche non parlare al suo posto, anticipandogli le parole. Questo aumenta la frustrazione nel bambino / ragazzo
4. Mantenere lo sguardo e non distoglierlo: è importante ciò che dice e non come lo dice
5. Non dire all’alunno “rallenta”, “stai calmo” o semplicemente “prendi fiato”. Non serve a nulla e gli fa sentire che si è concentrati sul suo modo di parlare. Fondamentale è infatti ridurre la tensione nel bambino nei momenti in cui “si blocca”
6. E’ importante ridurre lo stato di tensione e ansia di chi balbetta perché la balbuzie spesso comporta spasmi e contrazioni muscolari, che si accentuano in situazioni di stress e si balbetta
7. Iniziare la terapia da piccoli porta risultati più efficienti
8. Dare l’esempio nella comunicazione. Spesso un insegnante che parla velocemente induce nel balbuziente l’idea di avere fretta per cui durante un dialogo o una interrogazione egli cercherà di fare in fretta. La velocità per una persona che balbetta unita all’ansia di essere interrogato può accentuare il problema. Con gli studenti che balbettano è necessario parlare senza fretta, facendo buon uso delle pause.
9. Seguire il contenuto, non la difficoltà. Come? Fare delle osservazioni in modo da far capire che si sta ascoltando il contenuto del messaggio, non come lo si dice
10. Avere un confronto con lo studente che balbetta sulle sue esigenze, che vanno rispettate senza però essere accomodanti. Non va trattato da diverso, quindi in definitiva comprensione e mai pena.
Ripetizioni di parti di parole, o di intere frasi; prolungamenti di suoni, blocchi e interiezioni. Il picco maggiore si evidenzia tra i 30 e i 36 mesi e ne soffrono più i maschi rispetto alle femmine in un rapporto di 4 a 1.
“Parlare implica il controllo e la coordinazione di oltre 100 muscoli contemporaneamente – spiega Muscarà – Ecco perché lo studioso del linguaggio, Martin Sommer, ha paragonato la balbuzie al suono prodotto da un’orchestra disorganizzata. Egli spiega che il problema non è attribuibile né ai singoli orchestrali né al cattivo funzionamento di uno strumento in particolare: ogni orchestrale infatti conosce la partitura e ogni strumento funziona perfettamente. Il problema è nel coordinamento delle singole parti che, attivandosi nel giusto timing, rendono possibile il parlare”.
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